Maledico tutte le zanzare delle terra per la notte insonne che ho appena trascorso, ma cerco di cogliere il lato positivo e mi attrezzo per osservare una bellissima alba sul mare. Nonostante l'aria non sia per nulla tersa, è comunque uno spettacolo vedere i primi bagliori accompagnare la luna , il sole spuntare dal mare e quindi osservare la sua scia rossa sull'acqua immobile del mattino .
Partiamo dal rifugio verso le 9, percorriamo tutta la pineta come descritto in dettaglio nella pagina dedicata al sentiero della Cubanìa, con l'unica differenza che noi non deviamo verso monte Rinatu. Arriviamo dunque all'imbocco del sentiero dei Monti Sartorius, e ne percorriamo il lato ovest come descritto nella pagina dedicata, osservando gli splendidi crateri e le bombe vulcaniche. Arriviamo a quello che per me è il pino più grande dell'Etna , sempre assistiti dalla Guardia Forestale che in questo caso ci mostra anche le antiche incisioni sui pini secolari . La traccia prosegue in direzione Ovest, verso il rifugio CAI di monte Baracca e una volta attraversato il letto del torrente Quaranta ore (detto localmente "Sciambro") proseguiamo decisi verso nord, fino a raggiungere la pista da sci di fondo di piano Provenzana, segno che siamo quasi arrivati al rifugio. Siamo circa a metà del percorso, abbiamo camminato più o meno 12 km e siamo saliti per quasi 500 metri
Ripartiamo da Piano Provenzana subito dopo pranzo; purtroppo anche oggi il punto più duro del tracciato lo affrontiamo sotto il sole cocente, camminando sulle brulle colate della foresta pietrificata . Seguiamo le indicazioni per il rifugio Timpa Rossa, attraversando la faggeta e incontrando alcune "pietrecannone" (strani fori nella lava lasciati da alberi avvolti e bruciati dal magma). Arriviamo dunque al rifugio Timpa Rossa , dove facciamo un'ultima pausa prima di lanciarci verso la pista altomontana.
Ripartiamo sulla terra rossa che dà il nome al monte, incrociamo la pista altomontana all'altezza della grotta dei Lamponi e proseguiamo verso il rifugio di monte Spagnolo. Oltrepassiamo le lave a corde di passo dei Dammusi (unice in tutta l'Etna) e il rifugio Santa Maria .
Guardandosi intorno si nota che alcuni vecchi crateri sono occupati praticamente da un solo tipo di piante:
- Faggi
- Pini
- Ginestre
Osservo stupito questo strano fenomeno e mi chiedo a cosa possa essere dovuto: i venti, il tipo di lava, l'epoca...
Anche oggi inizia a far buio, ma questa volta voglio evitare che tramonti in modo da piantare la tenda con tranquillità. Accelero il passo fino a raggiungere il gruppettino in avanscoperta, giriamo a sinistra al bivio (a destra si va al rifugio Saletti) e dopo un breve tratto su una antica colata , giungiamo al rifugio . Pianto la tenda e anche stasera abbiamo l'inaspettata sorpresa di una ristoro preparato dagli amici della guardia Forestale.
Stanotte finalmente riesco a dormire, dopo due giorni e quasi 60 km di cammino riesco a riposare per circa 6 ore, prima di essere svegliato all'alba dagli animali selvatici del bosco. Ma è giusto così, perchè qui siamo noi ospiti in casa loro.Difficoltà: alta
Dislivello: 1200 m
Altezza massima: 2000 m
Distanza: 20 km
Tempo di percorrenza: 7 - 10 ore
Stagione consigliata: primavera
Abbigliamento tecnico : necessario